Quarant’anni fa, il 17 luglio del 1985 ci lasciava improvvisamente l’onorevole Eude Cicerone.
La sua figura è stata per quasi mezzo secolo legata alla Federazione dell’Aquila del Partito Comunista Italiano di cui è stato ininterrottamente Segretario dal 1950 al 1967.
Cicerone dedicò la sua vita al partito, agli ideali di giustizia, solidarietà ed eguaglianza e alla sua città, L’Aquila, dove nacque il 31 ottobre del 1911 in via Fortebraccio.
Durante la seconda guerra mondiale prese contatti con il PCI che operava in clandestinità, dove conobbe Piero Ventura, segretario della federazione aquilana e a cui Cicerone si legò subito. In quei tragici frangenti iniziò anche la sua attività all’interno della resistenza partigiana.
La partecipazione all’antifascismo militante del PCI fece incontrare Cicerone con Vittorio Giorgi con il quale si instaurò un legame solidissimo, che durò fino alla fine della sua esistenza.
Dopo la liberazione Cicerone divenne vicesegretario di Federazione e poi segretario: a lui si deve nel 1964 il trasferimento della Federazione negli storici locali di via Paganica 3.
Oltre agli impegni nel partito, Cicerone fu anche consigliere comunale all’Aquila e consigliere provinciale, fino ad essere eletto Deputato della Repubblica nel 1968 per la V legislatura.
Dagli scranni di Montecitorio Cicerone si batté tenacemente per accusare e richiedere l’estradizione di Matthias Defregger ex capitano dell’esercito nazista, responsabile dell’eccidio di Filetto che il 7 giugno del 1944 costò la vita a 17 civili innocenti, trucidati dalle milizie tedesche. Cicerone si recò personalmente a Berlino e a Monaco per continuare la sua battaglia ma purtroppo Defregger, che nel frattempo era diventato vescovo ausiliare di Monaco di Baviera, non subì mai le conseguenze delle sue azioni in Italia.
Eude Cicerone è stato un vero esempio per molti, un modello di onestà, rigore, tenacia e intransigenza. Fermo e deciso nelle posizioni ideologiche del suo Partito e, da comunista quale era, sempre ad esso leale.
La sua figura - come anche il suo operato politico - merita ancora oggi di essere ricordata.
Alvaro Jovannitti nel 1990 scrisse su di lui un volumetto intitolato Una vita spesa bene, mentre nel 1985 fu pubblicato, a cura di Errico Centofanti, il testo della conferenza su Piero Ventura, un rivoluzionario di professione che Cicerone tenne in occasione della ristrutturazione della sezione del Circoletto, intitolata a Ventura stesso.
Per ricordarlo, a quarant’anni dalla sua scomparsa la Fondazione Abruzzo Riforme ha avviato una nuova ricerca su questo importante protagonista del PCI abruzzese che sarà presto pubblicata.