Il 25 settembre scorso ci ha lasciati Francesco (Franco) Cicerone, una figura emblematica della sinistra abruzzese, un militante instancabile, un servitore rigoroso e appassionato delle istituzioni, radicato nella storia e nella tradizione del Partito Comunista Italiano.
Nacque il 12 febbraio 1940 da una famiglia profondamente immersa nell’antifascismo, nei valori della lotta di Liberazione e nella politica progressista.
Il padre Eude – segretario del PCI aquilano e deputato al Parlamento – trasmise al figlio un’eredità di impegno politico e civile orientato alla giustizia sociale e alle lotte per la democrazia.
Laureato e insegnante di professione, Franco crebbe nel contesto della ricostruzione post-bellica e delle lotte operaie di un Abruzzo che lottava per uscire dall’arretratezza economica e culturale, conquistare nuovi diritti, migliorare la vita degli strati più deboli della popolazione.
Entrato giovanissimo nel PCI, ne divenne ben presto dirigente dimostrando doti che andavano oltre la dimensione locale.
Divenne consigliere comunale nel 1970: erano anni di grandi trasformazioni, destinati a segnare nel profondo il volto della città dell’Aquila.
Era parte di una generazione formidabile di uomini del calibro di Federico Brini, Alvaro Iovannitti, Vittorio Giorgi, Antonio Centi, ma anche Fulvio Muzi, Nino Carloni, Errico Centofanti.
Era il tempo in cui nascevano grandi istituzioni culturali e la città disegnava il suo profilo urbanistico, industriale e sociale: e infatti Cicerone – pur dall’opposizione – seppe dare un contributo determinante alla redazione del Piano Regolatore Generale che ancora oggi guida le linee di sviluppo della città.
Nel 1975 fu eletto in Consiglio regionale e confermato nell’80 e nell’85 per tre legislature consecutive diventando capogruppo del PCI in Regione Abruzzo.
In quegli anni si batté per lo sviluppo economico del territorio, la crescita delle attività produttive, una industrializzazione di qualità, un’agricoltura moderna e competitiva.
Univa il rigore e la serietà con cui affrontava i suoi impegni a un carattere gentile e generoso che lo rendevano non solo amato dai suoi compagni di partito, ma profondamente rispettato anche dai suoi avversari politici.
Nel 1987 Cicerone fu eletto alla Camera dei Deputati nel collegio unico d’Abruzzo e conservò il suo ruolo fino all’aprile del 1992: durante il suo mandato fu membro della Commissione Attività Produttive e poi della Commissione Lavori Pubblici.
In Parlamento si distinse per il suo impegno sulle questioni infrastrutturali e, con intelligenza, lungimiranza e sensibilità politica rare, sui temi ambientali: fu lui – sempre dall’opposizione e insieme con Franco Gerardini – a promuovere la Legge sulle Aree Protette, la L. 394 che ha fatto dell’Abruzzo la terra dei Parchi e che da allora è un caposaldo dello sviluppo sostenibile e della tutela naturalistica.
Dopo la svolta della Bolognina aderì al Partito Democratico della Sinistra e sotto questo simbolo completò il suo percorso istituzionale.
Per la sua impronta unitaria, la disponibilità all'ascolto e le capacità di mediazione e sintesi - che lo hanno reso prezioso in ogni ruolo istituzionale che ha ricoperto - con grande spirito di servizio, si mise a disposizione del governo democratico dell'Abruzzo divenendo capo di Gabinetto del Presidente Antonio Falconio nella prima Giunta regionale di centrosinistra eletta nel 1995.
Cicerone ha sempre voluto avere la tessera dell'ANPI per testimoniare fino all'ultimo i valori antifascisti, democratici e progressisti della sua famiglia, del suo mondo, della sua storia.
Lascia il fratello Ezio e la sorella Fiorella, un’intera generazione di militanti e tanti amici che nelle istituzioni, nella politica e nella vita hanno condiviso il suo percorso.
Franco è stato un ponte tra generazioni, un uomo che ha vissuto la politica come missione, con una moralità assoluta, una totale lealtà alla sua terra e fino all’ultimo ai suoi ideali.
La Fondazione Abruzzo Riforme lo ricorderà all’Aquila venerdì 24 ottobre alle ore 18.00 nel salone della storica sede del Partito in via Paganica 3, con testimonianze e ricordi di chi lo ha conosciuto e gli ha voluto bene.