Pubblichiamo qui sotto uno degli interventi nel Convegno del 9 maggio 2023, svoltosi all'Università di Teramo in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Politiche e l'History Lab.
Si tratta dell'intervento di Maria Paola Del Rossi e Andrea Sangiovanni intitolato L’archivio della Fondazione Abruzzo Riforme. Contenuti e tracce di ricerca.

L'intervento delinea un primo quadro dei materiali contenuti nell'archivio e dà conto di alcune linee possibili di ricerca.

Buona lettura.

 

L’Archivio storico della Fondazione Abruzzo Riforme, dichiarato di interesse storico dalla Soprintendenza regionale, ha preso corpo a partire dal 2019 attraverso un importante lavoro di raccolta della documentazione del Pci e delle carte di militanti e dirigenti della sinistra abruzzese che lo hanno reso il più grande archivio storico della sinistra abruzzese: ad oggi ci sono 291 metri lineari di documenti (circa 1603 buste) che attraversano un lungo arco cronologico, dal 1943  al 2008.

L’attività di digitalizzazione, iniziata nel 2020, ha riguardato finora oltre 34.000 fogli, 500 fotografie e 300 manifesti che documentano l’attività del partito in Abruzzo: dalle campagne elettorali a quelle referendarie, come nel caso del divorzio; le principali vertenze, ma anche le feste de l’Unità e le celebrazioni (1° maggio, ecc.). Contestualmente è stata avviata una raccolta di storie di vita di dirigenti politici e sindacali, con 13 interviste realizzate.

I materiali raccolti sono di diversa natura. Accanto alle carte che testimoniano della dimensione ‘istituzionale’ della vita del Partito, ovvero i documenti del Comitato regionale Abruzzo e delle Federazioni provinciali di Chieti, L’Aquila, Pescara e Teramo, vi è poi la documentazione proveniente dal territorio, dalle sezioni alle Case del Popolo (Casa del Popolo di Castel Del Monte (1924-1997); Casa del Popolo di Popoli (1943-2007); Sezione Pci A. Gramsci di Bussi (1946-1980); Sezione Pci della fabbrica Magneti Marelli di San Salvo (1974- 2006); Sezione Pci-Pds-Ds territoriale del Comune di San Salvo (1959- 2006). Inoltre, diversi sono i fondi personali dei principali dirigenti del Pci a livello regionale (Antonio Franchi, Romolo Liberale, Arnaldo Di Giovanni; Costantino Felice; Luigi Sandirocco, la Famiglia Meralangelo, Tom Di Paolantonio; Ernino D’Agostino, ecc.).

La documentazione istituzionale del partito è molto eterogenea - in alcuni casi scarsa o recuperata fortunosamente -, ma nel complesso ci restituisce materiali di grande interesse per una storia del Pci in Abruzzo. Ovviamente un archivio regionale non può essere uno strumento di ricerca esaustivo, ma è preziosissimo perché consente di partire da una solida base locale per andare in direzione nazionale (dalla periferia al centro) ma anche di fare il sentiero opposto, dal centro alla periferia, cioè vedere come le politiche del Pci si riverberassero verso una dimensione locale e come venissero trasformate dalla dimensione locale.

Da questo punto di vista di grande interesse sono i materiali ‘istituzionali’. Se le relazioni delle Federazioni provinciali e nei direttivi riflettono diversi punti di vista che rinviano anche alla complessità e peculiarità della regione, caratterizzata da una “pluralità” di modelli insediativi, sociali e produttivi, le relazioni al Comitato regionale permettono di ricostruire il dibattito politico nella regione anche rispetto al quadro nazionale. Un rapporto quello tra centro nazionale e periferia e del dialogo tra dimensione nazionale e regionale di grande interesse per la storia del Pci abruzzese che sin dal ‘43-‘44 è vissuto all’ombra della Democrazia Cristiana, egemonica nel territorio grazie a una presenza forte e radicata, oltre ad essere caratterizzata da un solido sistema di potere che ha orientato a lungo lo sviluppo regionale. Questo aspetto, inoltre, interroga sia la dimensione della selezione dei quadri dirigenti sia quella della militanza del Pci in Abruzzo – basti pensare che a lungo non vi è stato un capolista regionale ma, come nel caso di Berlinguer, veniva dall’esterno –  ma anche quella dei modelli di sviluppo e della gestione del potere, tutti temi che dovranno essere studiati in una prospettiva comparativa e che inseriscono la storia del Pci in Abruzzo nella storia del Pci nazionale e più in generale del paese.

A riguardo un altro importante filone di ricerca che emerge dalla documentazione ‘istituzionale’ è legato al tema della modernizzazione della regione su cui sta lavorando la Fondazione Abruzzo Riforme, con una ricerca coordinata dal prof. Iuso, con particolare attenzione alle politiche sui Parchi e sulle aree verdi in Abruzzo, intese come un cambio di paradigma rispetto alle politiche messe in campo per lo sviluppo e la modernizzazione del territorio e anticipatoria di una politica che, con fatica, trovava spazio a livello nazionale per uno sviluppo sostenibile e duraturo. Inoltre, la ricerca si confronta con temi quali la salute e sicurezza e la questione ambientale più in generale, coniugando dimensione locale, nazionale ed europea su questioni che oggi tornano ad interrogare con urgenza la Sinistra.

La documentazione conservata nell’archivio è in parte confluita e valorizzata nella mappa digitale del Pci in Abruzzo in corso di realizzazione. Significativi sono inoltre i documenti delle sezioni, nonostante la loro frammentarietà, come nel caso dei registri della cellula femminile della sezione di Popoli, o degli elenchi degli abbonamenti a ‘l’Unità’,  o i semplici elenchi degli iscritti e le schede individuali che ci permettono di ricostruire la composizione sociale del Partito, il suo radicamento nel territorio sia nelle fasi iniziali, soprattutto tra la fine della guerra e l’immediato dopoguerra, che negli anni settanta quando diviene un partito di governo. Questi materiali, integrati con le interviste ai dirigenti, ma anche ai singoli militanti del Partito, ci permettono di far emergere l’idea della militanza e far comprendere, oggi, a una generazione che non l’ha vissuta, la dimensione della militanza individuale in un partito di massa come il Pci.

Le storie di fabbrica e il rapporto tra fabbrica e territorio sono poi altri rilevanti filoni di ricerca che emergono dal materiale presente in archivio, sia fotografico che documentario, e che rinviano al tema delle forme di sviluppo economico della regione.

Se guardiamo invece ai fondi privati acquisiti dalla Fondazione anche qui ci troviamo di fronte a un materiale estremamente eterogeneo che rimanda a diverse fasi della vita del partito e quindi a diverse generazioni di dirigenti, militanti e modelli di militanza.

Si pensi per fare un esempio al fondo di Romolo Liberale, una figura poliedrica, dirigente politico e sindacale nella Marsica del secondo dopoguerra, protagonista delle lotte del Fucino contro i Torlonia, intellettuale organico del Pci, nel senso gramsciano. Un fondo in cui sono custoditi accanto ad opere letterarie dedicate alle lotte del Fucino - che potrebbero trovare nuova vita attraverso rappresentazioni teatrali - anche una messe di appunti di lavoro, scambi di note tra Liberale, dirigente della Federbraccianti e le sezioni del Pci che rinviano alla vita di partito, dalle Federazioni alle sezioni.

Un’altra importante risorsa da esplorare, seppur da una diversa prospettiva, è il fondo di Costantino Felice, docente universitario ed autorevole studioso della storia politica e sociale abruzzese, che contiene una ricca documentazione storico-economica del ‘secolo breve’ italiano e abruzzese. Un fondo che non solo ci restituisce il lavoro e il metodo di lavoro di uno storico del ‘900, ma anche la dimensione individuale della militanza nel Pci.

Tuttavia se c’è ancora molto da riordinare e catalogare, ma soprattutto c’è ancora molto da raccogliere - nei prossimi mesi ad esempio avvieremo una campagna di raccolta di memorie fotografiche e filmiche, che si integrerà con la raccolta di testimonianze -, sono stati avviati già alcuni importanti progetti di ricerca dalla Fondazione a partire dalla documentazione conservata nel suo archivio.

Un primo risultato è la ricerca condotta da Andrea Sangiovanni e Piero di Girolamo, Una storia in rosso.  Appunti per una storia del Pci in Abruzzo, pubblicata in “Quaderni di Ricerche Storiche dell’Istoreco” (Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea) di Reggio Emilia, in un numero intitolato «Storie del Partito Comunista» e frutto dell’intervento fatto in occasione del seminario organizzato da Istoreco il 13 febbraio 2021, per il centenario di fondazione del Pci.

Tuttavia sono numerosi i filoni ancora da approfondire in profondità, a partire dalle lotte degli anni settanta per l’Aquila capoluogo, che incrocia i grandi avvenimenti nazionali, alle lotte contro la Sangro-chimica, sino all’esperienza delle giunte aperte, che affiancarono i molti paesi in cui il Pci mise alla prova la sua capacità amministrativa, mentre a livello nazionale iniziavano a moltiplicarsi i segnali della incipiente crisi della “Repubblica dei partiti”.

Maria Paola Del Rossi, Andrea Sangiovanni