Lo scontro di Ortucchio viene ricostruito da Romolo Liberale in una monografia presentata al Primo Congresso Nazionale di Storia del Movimento Contadino, organizzato dall’Istituto Alcide Cervi (Reggio Emilia, 26-29 gennaio 1975).
Si trova nel Fondo Avezzano (b.2, f.8) e questa è la sua trascrizione:
...finalmente, nel giugno 1944, con la fuga degli ultimi reparti tedeschi e l’arrivo delle prime colonne degli alleati, si chiude nel Fucino la tragica parentesi della guerra. Ma a distanza di soli pochi mesi, nell’ambito di una iniziale riorganizzazione del movimento contadino, Torlonia coglie l’occasione per ricordare alle genti del Fucino che il padrone è ancora e sempre lui e lo fa nel modo più premeditato e sanguinario.
Nell’ottobre del 1944, nel tempo quindi delle semine autunnali, l’Amministrazione del principe non si dimostrava intenzionata di [sic] eseguire nell’azienda di Strada Trenta (sita nei pressi del comune di Ortucchio e condotta in economia) i necessari lavori per le semine. Di ciò si preoccuparono i contadini sia in rapporto ai loro interessi diretti sia in rapporto agli interessi del Paese impegnato, sotto la guida del governo di unità nazionale, nello sforzo bellico per cacciare via dall’Italia i nazisti. Attraverso una serie di grosse assemblee popolari che offrivano la testimonianza di una profonda volontà di riscatto dopo la lunga tormentata notte del dominio fascista, i contadini adottarono una riflettuta e responsabile decisione: occupare l’azienda, procedere alle semine, affermare il diritto al possesso della terra.
Infatti, la mattina del 14 ottobre 1944, braccianti, contadini, donne di Ortucchio, in un’atmosfera festosa ed entusiasta e cantando gli inni del lavoro e della libertà si diressero verso l’azienda di Strada Trenta, ma l’agguato della reazione agraria, spietato e feroce, era teso: non appena i contadini e i braccianti giunsero sulla terra, guardie e carabinieri, con un’imboscata curata in ogni particolare, aprirono il fuoco sui lavoratori. Domenico Spera, un contadino povero di Ortucchio, cadde nell’imboscata. Fu un bagno di sangue in quanto, insieme al contadino caduto, furono raccolti molti feriti tra i quali numerosi in gravissime condizioni.
Così i rapporti tra il principe Torlonia e i contadini del Fucino si riaprirono nel secondo dopoguerra sotto il segno del piombo e del sangue per cui la tragica testimonianza di Ortucchio rimane, nella storia del movimento contadino, come quella che ricorda la prima lotta e il primo caduto per la terra e il lavoro nel difficile avvio della ripresa democratica nel nostro Paese dopo la parentesi fascista e la tragedia della seconda guerra mondiale.
Si trova nel Fondo Avezzano (b.2, f.8) e questa è la sua trascrizione:
...finalmente, nel giugno 1944, con la fuga degli ultimi reparti tedeschi e l’arrivo delle prime colonne degli alleati, si chiude nel Fucino la tragica parentesi della guerra. Ma a distanza di soli pochi mesi, nell’ambito di una iniziale riorganizzazione del movimento contadino, Torlonia coglie l’occasione per ricordare alle genti del Fucino che il padrone è ancora e sempre lui e lo fa nel modo più premeditato e sanguinario.
Nell’ottobre del 1944, nel tempo quindi delle semine autunnali, l’Amministrazione del principe non si dimostrava intenzionata di [sic] eseguire nell’azienda di Strada Trenta (sita nei pressi del comune di Ortucchio e condotta in economia) i necessari lavori per le semine. Di ciò si preoccuparono i contadini sia in rapporto ai loro interessi diretti sia in rapporto agli interessi del Paese impegnato, sotto la guida del governo di unità nazionale, nello sforzo bellico per cacciare via dall’Italia i nazisti. Attraverso una serie di grosse assemblee popolari che offrivano la testimonianza di una profonda volontà di riscatto dopo la lunga tormentata notte del dominio fascista, i contadini adottarono una riflettuta e responsabile decisione: occupare l’azienda, procedere alle semine, affermare il diritto al possesso della terra.
Infatti, la mattina del 14 ottobre 1944, braccianti, contadini, donne di Ortucchio, in un’atmosfera festosa ed entusiasta e cantando gli inni del lavoro e della libertà si diressero verso l’azienda di Strada Trenta, ma l’agguato della reazione agraria, spietato e feroce, era teso: non appena i contadini e i braccianti giunsero sulla terra, guardie e carabinieri, con un’imboscata curata in ogni particolare, aprirono il fuoco sui lavoratori. Domenico Spera, un contadino povero di Ortucchio, cadde nell’imboscata. Fu un bagno di sangue in quanto, insieme al contadino caduto, furono raccolti molti feriti tra i quali numerosi in gravissime condizioni.
Così i rapporti tra il principe Torlonia e i contadini del Fucino si riaprirono nel secondo dopoguerra sotto il segno del piombo e del sangue per cui la tragica testimonianza di Ortucchio rimane, nella storia del movimento contadino, come quella che ricorda la prima lotta e il primo caduto per la terra e il lavoro nel difficile avvio della ripresa democratica nel nostro Paese dopo la parentesi fascista e la tragedia della seconda guerra mondiale.