C’è un ambizioso progetto culturale europeo che sta ridisegnando il modo in cui concepiamo e viviamo la memoria storica della Seconda guerra mondiale: si chiama Liberation Route Europe e coinvolge molti paesi europei, tra cui l’Italia.
Nel cammino che ci sta portando verso le celebrazioni dell’80° anniversario della Liberazione, ne parliamo con Enzo Fimiani, professore di storia contemporanea all'Università D'Annunzio di Chieti-Pescara e membro del Comitato Scientifico della nostra Fondazione.
Magro e slanciato, Enzo sembra avere il fisico di chi ha percorso decine di chilometri sulle tracce della storia della Seconda guerra mondiale: ma, soprattutto, ha la conoscenza di chi ha studiato a lungo lo snodarsi di questa vicenda.
Un itinerario culturale per la memoria attiva
Liberation Route Europe, spiega, «è prima di tutto un itinerario culturale che intende collegare la conoscenza della storia della Seconda guerra mondiale e della Resistenza in Europa con una memoria attiva che consenta oggi di farne esperienza civile. Un collegamento che è non solo ideale ma anche concreto. LRE, infatti, può e vuole proporsi anche come un’esperienza fisica, e insieme mentale, che faccia ripercorrere le tappe di quegli eventi decisivi per la democrazia europea successiva».
Lo definisce «una sorta di memoriale internazionale diffuso» che nel 2019 ha ottenuto la certificazione dell'Unione Europea attraverso il Consiglio d'Europa e oggi collega nove paesi del continente in una rete di cammini che mette in connessione spazi e luoghi specifici con le storie e la Storia della Seconda guerra mondiale e delle molte liberazioni avvenute in tutt’Europa tra il 1943 e il 1945.
Nato come progetto locale nei Paesi Bassi nel 2008, LRE si è trasformato in una Fondazione che oggi coordina un network di oltre 100 membri in 11 paesi europei e più di 400 partner e stakeholders tra Europa e Nord America. La Fondazione ha anche istituito tre filiali dirette in Italia, Germania e Regno Unito. Questo ampio network lavora alla preservazione e valorizzazione del patrimonio culturale, sia tangibile che intangibile, della Seconda guerra mondiale, attraverso una capillare rete di collaborazioni a livello continentale e internazionale.
La Liberation Route Italia: un percorso in evoluzione
Per quanto riguarda l'Italia, Enzo, che è membro del Comitato Scientifico della sezione nazionale, chiarisce che l'obiettivo a lungo termine è includere negli itinerari tutti i luoghi interessati dalla campagna d'Italia tra l'estate del 1943 e la primavera del 1945. Tra di essi, sono ovviamente compresi anche quelli legati ai principali eventi della Resistenza.
Gli assi portanti di questo progetto sono le due grandi linee del fronte: la linea Gustav nell'Italia centro-meridionale e la Linea Gotica in quella centro-settentrionale.
Finora, sottolinea, «è soprattutto intorno alla Linea Gotica, tradizionalmente più ricca di memorie pubbliche, che si è intessuta la trama di LRE Italia, ma si sta lavorando affinché finalmente anche la linea Gustav più a sud possa a pieno titolo entrare nella rete di cammini e di luoghi simbolici, tra storia e memoria»
Nuovi linguaggi per le giovani generazioni
Una delle sfide più importanti di Liberation Route Europe è avvicinare le giovani generazioni alla conoscenza storica. Fimiani osserva che già muoversi a piedi o in bicicletta lungo il sistema di sentieri della memoria, che si estende per quasi 10.000 km, significa coinvolgere in modo diverso ragazzi che abituati più a “vivere esperienze” che ad accumulare e approfondire conoscenze. Ma soprattutto, accanto ai percorsi ci sono una serie di strumenti costruiti con linguaggi capaci di parlare anche ai più giovani: «per esempio ci sono i segnavia chiamati Vectors of Memory che sono stati disegnati dal grande Daniel Libeskind e sono stati pensati per facilitare l’approccio lungo i cammini a luoghi e storie della guerra e della Resistenza. Oppure, ancora, ci sono i cosiddetti audio spot, grazie ai quali è possibile leggere e ascoltare queste storie».
Il ruolo fondamentale delle comunità locali
Enzo ci tiene a sottolineare l’importanza del coinvolgimento delle comunità locali e delle associazioni nel progetto perché senza di loro non sarebbe possibile costruire una rete efficace di itinerari fisici e culturali. E tuttavia, aggiunge, spesso si fatica a comprendere pienamente le grandi potenzialità di un lavoro di questo tipo e di una prospettiva così ampia, e le comunità tendono a privilegiare una visione localistica. Eppure, è proprio lo sguardo ampio dell’esperienza europea, così diversa ma allo stesso tempo così unitaria, a permetterci di riflettere sulle sfide attuali, dal nazionalismo al populismo, fino alla polarizzazione sociale. «Collegare una solida conoscenza storica a una memoria attiva e partecipata, specialmente per le generazioni più giovani, significa costruire uno spirito critico, dotarsi di strumenti civili utili al diffondersi di una coscienza pienamente democratica».
Parlare di luoghi della Resistenza come faremo il prossimo 23 aprile, dunque, è solo un passo su un cammino di arricchimento individuale e di costruzione di una cittadinanza attiva e consapevole a cui la conoscenza storica contribuisce in modo determinante.
Vi aspettiamo per percorrerlo insieme, questo cammino