Gott mit uns, Dio è con noi, era il motto inciso sulle fibbie delle cinte delle SS. Una sorta di auto legittimazione e giustificazione per i crimini perpetrati durante la Seconda Guerra Mondiale.

Ma Gott mit uns è anche un ciclo di dipinti di Renato Guttuso, celebre pittore siciliano che in quelle tele ha ricordato gli eccidi nazi fascisti tra il ’43 e il ‘44.

In particolare, c'è una serigrafia intitolata “Colpo di grazia” che è datata 1944 e nella quale, con ogni probabilità, viene rappresentato l’eccidio delle Fosse Ardeatine. Proprio questa serigrafia è stata scelta per illustrare un articolo di Abruzzo Oggi che abbiamo ritrovato nel nostro archivio e che è dedicato al ricordo dell’eccidio di Sant’Agata.

Sant’Agata, località situata nel comune di Gessopalena in provincia di Chieti, e il triste episodio alla quale è legata, ci offrono oggi l’occasione di ricordare una strage nazista, avvenuta nella nostra regione esattamente ottanta anni fa, e di commemorarne le vittime.

Nel 1943 l’Italia viene, sostanzialmente, divisa in due dalla Linea Gustav. In Abruzzo, la linea difensiva attraversava la maggior parte dei territori situati nella provincia di Chieti, specialmente nella zona del Sangro che sarà il campo di battaglia di numerosi scontri tra nazisti e Alleati.

Alcuni comuni della zona sono più pesantemente colpiti: Ortona, ad esempio, ma anche Casoli e le vicine Torricella Peligna e Gessopalena.

La posizione geografia di Gessopalena è tatticamente importante: posta su una altura, permette il controllo dei territori circostanti da una posizione di vantaggio rispetto ad eventuali attacchi nemici: probabilmente, per questo motivo, una volta giunti nel paese, i nazisti la radono al suolo.

Dunque, sia Gessopalena che la vicina Torricella Peligna subiscono numerosi e pesanti bombardamenti, tanto da costringere gli abitanti di entrambi i paesi a sfollare verso le campagne. Nello stesso periodo, inoltre, iniziano a formarsi i primi gruppi di resistenza contro i nazisti.

Siamo ormai a gennaio 1944, e gli scontri vanno intensificandosi. Gli sfollati si rifugiano in una zona a metà strada tra Torricella Peligna e Gessopalena, Sant’Agata. Lì c’è un vecchio casolare e le persone vi trovano riparo: donne, ragazze e ragazzi, bambini, anziani tutti sotto lo stesso tetto, nella speranza che presto il peggio passerà.

Purtroppo, non sarà così.

In questo stesso periodo, infatti, si formano i primi gruppi partigiani nella zona del Sangro: tra i volontari spicca l’avvocato Ettore Troilo, originario di Torricella Peligna e anche lui sfollato, che sarà a capo del più longevo gruppo di opposizione alle truppe nazifasciste, la Brigata Maiella.

I tedeschi, intanto, continuano a fare razzie nelle case abbandonate: è probabilmente questa la causa dell’uccisione di due soldati nazisti, per mano di due abitanti di Torricella, o forse di Gessopalena, che avevano scelto di combattere gli invasori.

La rappresaglia nazista non si fa attendere: il 21 gennaio 1944, di mattino presto, i soldati tedeschi raggiungono la località Sant’Agata ed entrano nel casolare pieno di sfollati. Obbligano tutti i presenti a radunarsi in un’unica stanza e poi, una volta usciti, sbarrano ogni via d’uscita.

Lanciano all’interno del vecchio casolare diverse bombe, dando fuoco alla struttura: per quelli che stanno dentro non sembra esserci alcuna possibilità di scampo, ma due persone si salvano, miracolosamente. Sono Nicoletta Di Luzio, di 16 anni, e uno dei suoi fratelli Antonio, di 10. L’altro fratellino, Leonardo, inizialmente sopravvissuto, verrà fucilato dai tedeschi quando si accorgeranno che è ancora vivo.

Le vittime sono 44: la più piccola ha appena 4 anni. Per alcuni sarà difficile l’identificazione, dato lo stato dei corpi.

Nello stesso momento poi, a pochi metri di distanza, un altro ragazzo sfugge alla morte: si tratta di Giuseppe D’Amico. Sta col fratello, la cognata e sua sorella quando tutti e quattro vengono fermati da due soldati tedeschi per un’ispezione. Nel mentre, altri commilitoni sono di ritorno dal casale di Sant’Agata: basta uno sguardo d’intesa e una semplice parola, “kapputt”.

Mentre i quattro indietreggiano per fuggire, i tedeschi iniziano a sparare: l’unico a salvarsi è Giuseppe che si butta di lato, rotolando tra le sterpaglie.

La sua e altre toccanti testimonianze sono state raccolte dall’associazione Territori link all’interno di un documentario ad episodi intitolato “La guerra in casa”, mandato in onda su Rai Storia qualche anno fa.

I racconti sull’eccidio di Sant’Agata e sulle battaglie del Sangro sono, in particolare, nell’episodio “La Brigata Maiella”.

 

Per ricostruire l’episodio, oltre all’articolo di Abruzzo d’Oggi, ci siamo aiutati con L’Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia