Cosa significa nascere in una famiglia profondamente antifascista, negli anni in cui il Fascismo si propaga e dilaga, appropriandosi delle vite e delle scelte di ognuno?
E a quali conseguenze può condurre l’opporsi con determinazione all’oppressione di una dittatura?
In questa intervista raccolta da Maria Paola Del Rossi nel 2018, Giancarlo Cantelmi ricorda la sua infanzia e giovinezza, e di come alcune scelte lo hanno portato a diventare l’uomo che è stato.
Cresciuto da un padre socialista che rifiutò di aderire al Partito Fascista, Cantelmi rievoca in apparenza un ricordo privato, ma lascia in eredità una testimonianza importante in chiave storica, simile alle storie di tante altre famiglie. Un racconto che diventa fonte e che permette di comprendere con chiarezza come molti italiani crebbero, in quegli anni, divisi tra due educazioni e due sistemi di valori, quello del fascismo, propagato dalla scuola, e quello socialista, assorbito nei discorsi familiari.
A seguito dell’armistizio, poi, per Giancarlo Cantelmi inizia una nuova fase, di maggiore consapevolezza. Ritrovatosi tesserato al Partito Comunista Italiano insieme ad uno dei suoi fratelli, per Cantelmi inizia la fase della maturazione politica e civile: seppur ancora giovane e inizialmente spiazzato, ha inizio allora la sua militanza.
Saranno la Resistenza e la lotta armata, infine, il punto di svolta della sua vita: l’assistenza, l’ospitalità e la difesa dei fuggitivi, e poi la partecipazione alla banda Ombrone, daranno consistenza a quegli ideali che lo accompagneranno per tutta l’esistenza e lo avvieranno alla carriera politica.