Il testo che segue è stato adattato dalla orazione funebre di Giovanni D'Amico, Presidente ANPI Marsica.


Giancarlo Cantelmi nasce a Celano il 17 maggio del 1926.

La lotta partigiana

La sua è una famiglia di partigiani, impegnata attivamente contro il regime fascista. Suo padre Felice Cantelmi, tra i primi antifascisti insieme a Filippo Carusi, ai fratelli Mariani, a Costantino Torrelli, fu arrestato nel febbraio 1944 e trasferito nel carcere di Via Tasso in Roma; anche suo fratello Armando (di 16 anni) fu internato nel carcere di Teramo nel medesimo rastrellamento. Il fratello Vittorio di qualche anno più grande, riuscì a sfuggire all'arresto.

Giancarlo, cresciuto nel liceo di Avezzano negli anni Trenta, fece parte del nucleo propulsore della formazione antifascista di un'intera generazione di giovani marsicani: anche per questo, è stato il Primo Presidente della Sezione della Marsica dell’ANPI, nominato all'atto della sua fondazione. Egli apparteneva ad un gruppo di giovani colti e determinati nell’azione antifascista che, durante la Resistenza, darà vita alla “Banda Marsica” guidato da Bruno Corbi e Giulio Spallone.

In quel contesto, durante l’occupazione tedesca, si formò a Celano la Banda Ombrone, che fu attiva nel periodo compreso tra l’8 settembre 1943 ed il 10 giugno 1944 e ritenuta parte integrante della Resistenza Marsicana, sia da Bruno Corbi che dai corresponsabili militari De Feo e Salvadori. Cantelmi ricopriva l'incarico di Comandante  squadre. La Banda Ombrone fu valutata dalla Commissione Regionale Abruzzese, in base alla documentazione presentata, quale unità partigiana autonoma.

Nella seduta del 19-21 gennaio del 1950, infatti, la commissione ribadì le seguenti qualifiche gerarchiche:

"DI RENZO Loreto – Comand.di Battaglione, DI RENZO Ercole – Commissario di guerra, PICCININI Gesualdo1987 – V. Commissario di guerra, CARUSI Nicola1988 – V. Comand. Battaglione, CANTELMI Vittoriano1989 – Comand. di Distaccamento, DI RENZO Evasio1990 – Comand. Di Distaccamento, VILLA Eligio1991 – Comand. di Distaccamento, CANTELMI Giancarlo – Comand. Squadre – Serg. Magg., CAVASSINI Pietro1993 – Comand. di Nucleo, D’ANDREA Nino1994 – Comand. di Nucleo"

In questo modo, al termine dell’iter di riconoscimento della Ombrone, circa 55 elementi ottennero la qualifica di partigiano – tra cui quattro caduti, un invalido per la lotta di Liberazione - e circa 80 quella di patrioti: un movimento partigiano forte, e fortemente radicato a Celano. Tanto che il 9 giugno 1944, in una Celano da cui erano evacuate le milizie tedesche e repubblichine, l’intera formazione partigiana si riversò in paese e prese possesso della locale stazione dei Carabinieri, occupò la sede del comune e presidiò tutte le strade di accesso all'abitato.

Il dopoguerra e le lotte per la terra

Nel dopoguerra quella generazione fu a capo del sindacato CGIL e del Partito Comunista italiano, con lo spirito di generare futuro e riscattare il destino degli ultimi: sviluppò attraverso le lotte del Fucino quel vasto movimento di contadini e di popolo, che determinò l’esproprio del latifondo feudale dei Torlonia, per la riforma agraria e l’assegnazione della terra ai contadini. A questo nucleo antifascista e resistente si legò una nuova leva di giovani che volevano realizzare insieme i principi fondamentali della giustizia sociale: Antonio Rosini, Romolo Liberale, Domenico Tarantini, Nando Amiconi, Francesco Presutti, Luigi Sandirocco, Pietrantonio Palladini, Renato Vidimari, Umberto Scalia e tantissimi altri.

In questo contesto, il 6 febbraio del 1950 iniziava lo sciopero a rovescio.

Il grande movimento di popolo attivò una vera repressione da parte del governo: “Decine gli arresti e i processati- come ha ricordato Antonio Rosini – fra questi Giancarlo Cantelmi, Pietro Cavasinni, Guido Cherubini, Antonio Paolini, Antonio Ciangoli.” Pochi giorni dopo, in quel clima di repressione, il 30 aprile 1950 ci fu l’eccidio di Celano (L’Aquila). Furono uccisi due braccianti: Antonio Berardicurti, di 35 anni e Antonio Paris, di 45 anni.

Come scrisse Luigi Pintor su "L'Unità" il 3 maggio 1950,

"dovunque, dai capannelli, si odono le voci cadenzate di quelli che leggono l’edizione straordinaria dell’Unità ma agli altri operai analfabeti che stanno a sentire con gli occhi spalancati. Il segretario della Sezione del PCI, Cantelmi, un giovane abruzzese dall’aspetto energico, sta in mezzo al crocchio più grande e legge con calma il racconto dei fatti. Legge come lui stesso sia stato fatto segno al ripetuto tiro di una pistola, che non l’ha colpito. Egli continua a compiere il suo dovere. La lotta continua".

Queste esperienze fondanti segnarono il percorso esistenziale di Giancarlo Cantelmi: per chi era cresciuto in tempi così difficili, infatti, diventava inevitabile l’intreccio tra la vita personale e quella politica. Anche per questo, la sua appartenenza al Partito Comunista Italiano, fino al suo scioglimento, è stata ferma ed assolutamente coerente.

L'esperienza parlamentare

L' esperienza parlamentare fra il 1976 e il 1983 è stato l'esito naturale di un percorso politico coerente, oltre che il riconoscimento di una militanza vissuta sin dalla prima giovinezza con rischio diretto e personale. Essa è avvenuta in anni carichi di grandi aspettative di cambiamento per la maturità storica del sistema democratico italiano, e poi con grandissime delusioni che hanno legato gli anni del terrorismo e il delitto dell’on. Moro, con un processo di involuzione conservatrice durato per tutti gli anni ’80 del secolo scorso.

Con la caduta del Muro e delle frontiere storiche tra Est ed Ovest, con lo scioglimento del Partito Comunista Italiano, si è spezzata quella radice che per questa generazione era stata vitale, individuale e collettiva contemporaneamente.

Sotto la sua presidenza l'ANPI ha avviato il percorso, proseguito poi con Antonio Rosini e tutt'ora vivo, che ha portato ai dieci anni di esperienza del “Cammino dell’Accoglienza” ed alla costituzione dell’Associazione dei “33 martiri” di Capistrello che unisce tredici Comuni sull’educazione sociale ai valori fondanti la nostra libertà.

Ed oggi anche Celano, in virtù di quella iniziativa, ha una sua Sezione ANPI, presieduta da Vittoriano Baruffa.

Nel descrivere il fratello Vittorio nel giorno della sua scomparsa, anche lui partigiano con Croce al merito nella Banda Ombrone, Giancarlo Cantelmi ha involontariamente dato la più precisa definizione di sé stesso: “Era un determinato pacifista… amava risolvere i problemi attraverso il ragionamento e la trattativa”