A Bomba la discussione su come attuare il programma politico fu arroventata al Congresso di Sezione tenutosi a dicembre. Vennero presentate due mozioni: quella dei Socialisti Riformisti che facevano capo a livello nazionale a Filippo Turati, a Bomba Impicciatore ne era il sostenitore: i Riformisti si battevano per la realizzazione di riforme economiche e sociali graduali. Umberto De Laurentiis appoggiava la mozione dei Socialisti Massimalisti che era sostenuta a livello nazionale dai socialisti Serrati e Baratono e voleva riforme radicali e subito sulla scia delle conquiste della Rivoluzione russa. Su circa 30 presenti, una decina (che poi aderirà al Partito Comunista d’Italia) vota per la tesi Serrati-Baratono. Sono Umberto De Laurentiis, Martorella Francesco, Antonio Sacchetta, Mauro Vitullo, Biagio Di Santo, Nicola Vitullo, Di Cola Giacinto, Donato Ficca e altri
Nei primi mesi del 1921 già a Bomba erano sorti i primi nuclei di opposizione all’attività dei socialisti. A febbraio si erano iscritti al Fascio Armando e Fernando Ciarrapico seguiti dal professore agrario Quieti e quindi ad aprile da Clodoveo Lucci allora studente universitario. I Ciarrapico, proprietari del cementificio, ebbero la via facile per organizzare in seguito l’adesione, anche d’ufficio, degli operai al Fascio.
L’inaugurazione della sezione del Partito dei Fasci di Combattimento si terrà a Bomba il 21 ottobre 1922. Gli  iscritti, numerosi, venivano subito inquadrati e assegnati alle varie squadre con funzioni precise che tutti erano tenuti a onorare con rispettosa obbedienza. La Squadra di Bomba era denominata “La Spaventa”.
Si manifesta ormai chiaramente quale programma si prefiggono di realizzare i fascisti, perfettamente in linea con il Partito a livello nazionale: la distruzione di tutte quelle forme democratiche che univano gli operai e i contadini sotto la bandiera della democrazia. Il programma fascista di neutralizzazione di tutti gli avversari politici in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo prese l’avvio anche a Bomba come in tutto il resto d’Italia.
I fascisti iniziano l’attuazione del programma di annullamento degli avversari politici.
Il 21 novembre 1921 assaltano la sede della Cooperativa di Consumo, distruggono suppellettili, rubano tutto quanto era presente: generi alimentari, oggetti e quant’altro. Il gestore Mauro Martorella riuscì a nascondersi e dopo due giorni a fuggire a Casoli.
Frantumano la statua dedicata al contadino situata sulla fontana di Sambuceto e realizzata da Nicola Di Renzo
Rompono il Monumento ai Caduti della 1^ Guerra Mondiale già in fase di realizzazione avanzata solo perché era stata progettata da Nicola Di Renzo
Continuano le violenze e le aggressioni personali: Nel mese di novembre si recano da Giuseppe Impicciatore per purgarlo perché era stato il più convinto organizzatore della cooperativa, ma non lo trovano.
Furono sottoposti violentemente a bere l’olio di ricino nella notte di Natale 1922 i socialisti Luigi Vitullo e Nicola Ficca da squadristi guidati dal ventenne studente fascista Clodoveo Lucci.
I Consiglieri comunali furono costretti a dimettersi tutti per rispettare un ordine scritto fatto firmare da uno zelante magistrato della Pretura di Bomba Giulio Proia e il posto di primo Podestà fu affidato al professore di agraria Sciotti Amerigo. Non mancarono le solite altre azioni ostili. Seguirono atti di  ritorsione e licenziamenti vari:  Raniero Di Santo, guardia comunale, fu licenziato perché assunto dall’amministrazione precedente socialista; furono denunciati il medico Impicciatore (con l’accusa di avere sputato di notte su un carabiniere) e un gruppo di giovani (perché andava in giro oltre la mezzanotte); venne messa sotto controllo la trattoria-albergo di Umberto De Laurentiis (non passava giorno in cui i carabinieri non facessero visita al suo locale (l’ex sede del PCI), obbligandolo a chiudere in orario e lasciando che le altre trattorie restassero aperte a discrezione, fino a quando perse tutta la clientela e, costretto a chiudere, si trasferì a Pescara dove morirà  nel 1934.
Andarono quindi a scardinare la porta della sezione del PSI presso il caffè Ficca, tra loro c’era Cassio D’Onofrio, cognato del colonnello Santarone, presero tutta la mobilia che ci stava e la portarono alla sede del Fascio. Il resto lo bruciarono in piazza.
Nei giorni successivi incominciarono ad andare per le case dei dirigenti socialisti.
Purgarono ancora: Giuseppe Di Cola (musicante), Alfredo Di Stefano (macellaio e agente di Imposte e Consumo), Nicola Tenaglia (calzolaio), Luigi Vitullo (muratore), Giustino Nelli (contadino), Francesco Martorella (calzolaio) e Antonio Colecchia (musicante e postino).

Si apre la Sezione del PCI a Bomba

Le azioni segrete e aperte svolte durante il fascismo (diffusione clandestina dell’Unità, sciopero contro la tassa del terratico, risentimenti per l’obbligo di tesserarsi al PNF per gli operai del cementificio, incontri personali con Pietro Benedetti di Atessa dirigente segreto del PCI , ecc.) anche se in modo ristretto, avevano alimentato a Bomba un’opposizione abbastanza diffusa al fascismo che si manifestò all’indomani del 25 luglio 1943 con l’arresto di Mussolini.
Immediatamente furono organizzati cortei con bandiere rosse, ci fu un comizio improvvisato del vecchio sindaco socialista Gabriele Impicciatore, e furono cancellate le scritte e le immagini del duce stampate su tutti i muri del paese compreso la facciata del municipio.

Si cominciò a parlare dell’apertura di una sezione del PCI e, quando l’anno successivo tornò da Roma il compagno Filippo Di Pasqua, si tenne una prima riunione organizzativa per l’apertura della sezione comunista alla quale parteciparono i giovani comunisti e gli anziani che nel 1921 avevano aderito al PCI dopo la sua nascita il 21 gennaio 1921 quali Francesco Martorella, Crescenzo Martorella

In una riunione in casa di Luigi Saraceni si firmò l'atto costitutivo cosi redatto:

"L'anno 1944, 21 settembre, si è costituita in Bomba la sezione del PCI. Hanno aderito tutti coloro che avevano militato o svolto attività di propaganda nel periodo illegale contro il fascismo in favore del PCI o comunque che durante i ventidue anni di fascismo sono stati simpatizzanti del nostro partito. Tutti gli aderenti hanno accettato il programma dei PCI. Sono stati nominati provvisoriamente: Francesco D’Angelo segretario, Sante D’Angelo amministratore, Giuseppe D'Intino di Carmine, agitazione e propaganda. Per consolidare la sezione sono state prese due direttive:
1) organizzare sindacalmente gli operai dell'industria (cementificio nel quale lavorano circa sessanta operai); gli operai dell’oleificio Armando Ciarrapico; gli operai addetti alla ricostruzione, dipendenti di varie imprese;
2) organizzare la lega dei contadini piccoli e medi datosi che il nostro è un paese prettamente agricolo di coltivatori diretti.
Queste decisioni saranno attuate dalla nostra sezione non appena saranno ultimate le formazioni dei quadri sezionali. In quanto alle organizzazioni femminili per il momento non prendiamo alcuna decisione perché ci occorre tempo per studiare le forme più adatte”.

Iscritti tredici, che, dopo pochi giorni, salirono a una ventina.
Fu trovato un locale, fu aperta la sezione. Subito dopo il prete don Napoleone Pellicciotta fece partire la sua offensiva anticomunista iniziando una campagna politica fatta di manifesti (che venivano affissi di notte) nei quali si ironizzava sui comunisti.

Lo scopo degli avversari era quello di far chiudere la sezione.

Invece si ricostituiva anche la sezione del PSI che, non trovando il locale, fu accolta nello stesso edificio del PCI.

Qualche giorno dopo fu costituito il Comitato di Liberazione con rappresentanti delle tre formazioni politiche dei partiti Comunista e Socialista, più gli Indipendenti. Vi facevano parte: Francesco D'Angelo e Nicola Gentile comunisti. Giulio Nasuti e Pietro Barbanotti socialisti, Luigi Impicciatore (figlio di Gabriele) e Amerigo Mastrangelo indipendenti.

Intanto era stato nominato sindaco dal Prefetto il maestro elementare Guido Gentile. A collaborare con lui furono proposti per la nomina di assessori: Sante D'Angelo comunista, Melchise Martorella socialista, Guido Nasuti e Donato Martorella fu Carmine indipendenti. Le proposte furono accettate dal Prefetto Petrella che però si premurò anche di sostituire il sindaco G. Gentile per aver fatto tenere una conferenza dal socialista Giulio Nasuti nella sala comunale. 
L'attività dei comunisti e dei socialisti continuò con l’iniziativa della creazione di una cooperativa di consumo ma, dopo aver raccolto una somma di 850.000 lire, dovettero abbandonare l’idea perché vi furono degli arresti e la cosa non andò in porto.
Il primo segretario del partito fu Francesco D'Angelo che, insieme ad altri membri del Partito, cominciò a lavorare per la costituzione di una lista civica per le imminenti elezioni amministrative del 24 marzo 1946. La cosa non andò in porto e la lista venne fatta da comunisti e socialisti. Si andò alle elezioni con tre liste che diventarono due alla fine e i risultati furono diversi dalle aspettative dei democristiani. La lista socialcomunista riportò una maggioranza schiacciante: 836 voti contro i 479 della DC. Fu eletto sindaco il socialista Guido Gentile.
Intanto era in atto anche la campagna elettorale per il REFERENDUM tra MONARCHIA E REPUBBLICA. Ad Atessa andò a parlare il compagno Umberto Terracini e molti andarono ad ascoltarlo. A Bomba poi chiuse la campagna elettorale il compagno Raffaele Sciorilli- Borrelli che concluse il suo discorso dicendo: "Noi il 2 giugno ci ritroveremo ai piedi di una grande montagna ove sopra sta scritto a caratteri d'oro: “PACE, LAVORO, LIBERTÀ E GIUSTIZIA PER TUTTI". Poi essendo andato a salutarlo l'avvocato Rocchetta di Chieti che doveva parlare per la DC aggiunse: "Cittadini, in questo momento ho stretto la mano al democristiano e vorrei che anche voi faceste altrettanto, dimostrando così di avere acquistato quella grande coscienza democratica di cui oggi la nostra Italia ha tanto bisogno per il suo rinnovamento, per la sua ricostruzione, per la giustizia sociale".
I risultati di tanto impegno, di lavoro estenuante, di fiducia nel rinnovamento non tardarono a venire.
I voti per il referendum furono 1050 per la Repubblica (in Italia 12.737.936) e 614 per la monarchia (10.725.532).
Per l'Assemblea Costituente, 392 (PCI), 337 (PSI), 52 (P d'A), 19 (PRI) e 616 (DC).